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A fa’ e disfa’ l’e’ tout laura’

Riflessioni di Clara Rossini

  15/09/2021

Di Redazione

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Gentilissimo Direttore, mi è giunta notizia che si è tolto un velo sul futuro della struttura INAM di viale Trento e Trieste. Un tarlo nella mie mente perché, come mi rattristano le vecchie cascine abbandonate, ma che essendo di proprietà privata non troverei un modo per farle rivivere, tanto più per gli edifici pubblici che hanno ospitato, curato innumerevoli cittadini, tra l'altro grazie ad un'ottima organizzazione. Ora qualcosa si muove. Ora …perché? La burocrazia è stata finalmente aggirata? Sono arrivate convinzioni che i servizi allora prestati erano un ottimo aiuto per i cremonesi e vicina provincia, allontanando la prospettiva di appoggiarsi a strutture private e non doversi giostrare in un unico luogo pubblico dove per necessità i tempi si allungano a dismisura. Dismettendo codesti  punti di forza per la salute e accettare di assemblare personale e arredi in un unico Ente si è dato modo ad una gestione regionale da brivido di tagliare posti di lavoro, cancellare posti letto in tanti reparti, chiudendone alcuni. Si può ottenere un comportamento più responsabile, data la esperienza continuativa relativa al veloce espandersi del virus e i diversi aspetti del vaccino? Siamo in forte ritardo, non crede? Desidererei che l'impegno attuale del nostro sindaco e illustri colleghi si concretizzasse al più presto, un ripensamento sarebbe non solo deludente ma deleterio.

Un caro saluto 

Clara Rossini

Premettiamo di aver assunto l'arbitrio di titolare la testimonianza, pacata e arguta, di Clara Rossini. 

L'argomento si presta come un fantasmagorico deposito di metafore. Quella più congrua a motivare la percezione dell'inadeguatezza dei cicli amministrativi (mutevoli ma non contrapposti nelle scempiaggini) si rifà all'aforisma assurto alla dignità di titolo. Fare e disfare non è problema che interroghi le coscienze sul tema dei tornanti di percorsi non esattamente razionali e sequenziali. 

Si procede per ammuina. Dimostrando o volendo dimostrare che si fa. Anche se, talvolta, nelle fasi contrapposte, si insinuano parentesi temporali, in cui si sprecano risorse e si degradano asset immobiliari strumentali all'erogazione di pubblici servizi, allo scopo realizzati con le risorse comunitarie. 

Per un destino curioso e bislacco sembra che tutto l'asse di Viale Trento e Trieste un tempo attrattivo e molto quotato dal mercato venga messo in discussione da un lento downgrade di dismissioni. Che fintanto sono in pancia all'attività privata rientrano nelle logiche della libera intrapresa. Ma quando rientrano nella gestione pubblica la cosa cambia, sollecitando riflessioni sulla congruità delle scelte e dei vantaggi/svantaggi sottostanti. Di cui i players sembrano letteralmente fregarsi. L'asta Porta Milano/Porta Venezia, all'inizio degli anni Sessanta fu ritenuta, in aggiunta alla preesistenza di importanti presidi pubblici (come la Caserma dei Carabinieri ed il Catasto), una base di sviluppo per insediamenti di servizio. La sede dei servizi medico-sanitari (un tempo in via Palestro) e la sede dell'AEM. 

La struttura Inam di viale Trento e Trieste ha meno di 60 anni. Fu un'importante realizzazione della mutualità periferia sanitaria. Lentamente fu svuotata per il processo di polarizzazione/ aziendalizzazione. Alcuni cocci furono trasferiti alla sanità privata di via Dante. Tanto per complicare la vita agli utenti, abbassare i servizi, riempire le tasche alla sanità capitalista.  

A chi volesse mettere, come si suol dire, il muso nel profondo deposito delle bizzarrie e delle impudenze del ceto politico consiglieremmo il gesto sempre utile dell'affidarsi ai motori di ricerca. Non sempre il risultato è impeccabile. Ma affidandosi al mare magnum delle notizie e delle analisi si può estrarre, se si vuole, una sintesi orientativa. 

Sul percorso tortuoso dei destini dell'ex INAM di Viale Trento e Trieste (una volta affacciante all'altro imponente e simbolico edificio dei poteri amministrativi ex AEM indirizzato a sorte non meno benigna) si troverà su Google di tutto e di più: il CPS accanto ai Servizi Sociali; Casa di comunità o corsi universitari; nuovo Hub per vaccinazioni. 

“Sopralluogo del Sindaco - Prende forma l'idea della riqualificazione per la medicina territoriale”. 

Alzata d'ingegno e punzonatura delle dinamiche del gioco dell'oca: si ritorna, dopo due decenni di svuotamento di funzioni, di abbandoni fisici, di trascuratezze e decadimenti, alla casella numero UNO: la funzione per cui l'imponente e tutto sommato ancora razionale edificio dell'INAM era sorto. Vale a dire la medicina di base e la specialistica preventiva. Rami questi che la sanità regionalizzata ha sfibrato nel corso degli ultimi due decenni; accorpandoli alla ospedalizzazione (che costituisce la risposta unica della tutela della salute). 

Ha fatto benissimo il Primo Cittadino (che ogni tanto dovrebbe ricordare che, nonostante il grande e onnivoro Moloch regionale, il Sindaco resta la prima autorità sanitaria del territorio) a promuovere questo wait and see, dal cospicuo valore simbolico (mentre quello pratico appare inesistente). 

Dove avete svernato in questi due decenni, in cui le Giunte Lombarde, gli Assessori alla Sanità, le Direzioni Aziendalizzate hanno “asfaltato” le preesistenze (in qualche modo rilasciando un affidavit agli interpreti del contro riformismo)? 

Solo i cretini ed i paracarri non cambiano idea. In questo caso, non si cambia idea, ma si fa ammenda implicita di amnesie e neghittosità. 

Il Sindaco Galimberti si produce in un endorsement assolutamente condivisibile ed apprezzabile (da parte di chi da anni e da inizio pandemia in poi denuncia la sanità regionale): il ritorno alla medicina territoriale. 

Già, ma se si sta su questo versante di ritorno ai cardini della riforma sanitaria di quarant'anni fa non si può fare la parte degli ipnotizzati dal pifferaio di Hamlin. 

Nelle cui sembianze e nelle cui intenzioni è entrato l'establishment lombardo, più volte venuto a Cremona per prometter e un ospedale nuovo di zecca. Avvedutezza e minimo senso della praticabilità delle promesse dovrebbero consigliare pronunciamenti più prudenti e realistici. (e.v.

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